LA CAPONATA




Caponata agrigentina con pinoli e mandorle
Mescolando ortaggi fritti (in particolare melanzane fritte), sugo di pomodoro, sedano, cipolla, olive e capperi si ottiene uno dei piatti che ha segnato da sempre l'enciclopedia culinaria siciliana: la caponata. Nota dal XVIII secolo come piatto unico, oggi viene utilizzata come antipasto o come contorno.
Secondo alcuni il termine "caponata" deriva dal latino "cauponae",ossia le caverne romane; ma viene considerata una vera e propria etimologia popolare quella che fa risalire "caponata" a "capone", nome con il quale in alcune zone della Sicilia viene chiamata la lampuga, un pesce pregiato che veniva servito con la salsa agrodolce tipica della caponata. Il popolo, però, non potendo permettersi il costoso pesce, lo sostituì con le melanzane.
Nota sin dal 1916 è anche la "caponatina", prodotta secondo le nuove tecniche di conservazione industriale, che veniva chiamata così per le piccole dimensioni del contenitore in cui veniva prodotta. Differenza sostanziale tra la caponata e la caponatina è il taglio degli ortaggi: mentre nella classica caponata il taglio degli ortaggi è più spesso, nella caponatina è molto più piccolo e sottile.
Altri,invece, chiamano caponatina una versione più semplice della caponata, dove non è usata la salsa agrodolce, la quale viene sostituita dall'utilizzo del caciocavallo ragusano a pezzetti e del vino bianco. Inoltre, gli ortaggi non vengono fritti ma cotti al forno.
Esistono tante altre varianti della caponata classica: la caponata palermitana, agrigentina, trapanese, catanese, messinese e addirittura napoletana. La caponata palermitana è la più semplice tra tutte le altre varianti, mentre quella agrigentina è la più elaborata tra tutte: difatti, oltre alle melanzane fritte, vengono utilizzati anche i peperoni arramascati (noti come friggitelli) e il tutto viene accompagnato da mandorle, pinoli e uvetta secca. Quella messinese, invece, si distingue dalle altre per l'uso del pomodoro pelato anzichè della salsa.

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