A RRUSTUTA

Senza pentole, senza padelle, senza acqua, senza olio, con il solo ausilio del fuoco e di un pezzo di ferro su cui posare la carne cruda, il gesto della cottura riacquisisce il senso primordiale che dovette avere non appena Prometeo regalò il fuoco agli uomini.
Niente cravatta e vestiti, ma grembiuli e forchettoni! Per un buon meridionale, grande o piccino, la vera festa è quando si cucina la cosiddetta “carne rrustuta” (carne arrostita). La domenica, per noi, è sacra: arrivati a fine settimana, stremati dal lavoro o dallo studio, l’unico modo per riprendere le energie è di certo mangiare! Il menù è sempre vario, ma devono essere presenti tre piatti fondamentali:  a “carne rrustuta”, i “cacoccili rustuti” e un bel vassoio di cannoli.
La mia domenica tipo prevede che mia nonna, conosciuta oramai come “maestra di cucina”, prepari le alette di pollo, la costata di maiale, la pancetta di maiale e, last but not least, la salsiccia di maiale o, spesso, anche di pollo. La salsiccia è una costante nelle pentole domenicali: guai quando non c’è!


Per non appesantirsi troppo, si evita di preparare il primo e ci si abbandona al succulento odore della carne servita nei pentoloni (talmente grandi che quasi potrei entrarci anch’io!) per poi passare direttamente ai carciofi.
I carciofi sono un MUST della tavola siciliana: ‘ntuppinati (con il pangrattato e il sugo), con l’aglio e il prezzemolo, bolliti o arrostiti sono, in qualsiasi loro variante sempre graditi. Insomma, sappiate che in qualsiasi posto della Sicilia doveste trovarvi, il fumo non sarà causato da un incendio ma da una rrustuta.

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